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L’uomo che ha inventato la Cina – Qin Shi Huang

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È possibile raccontare la storia cinese parlando anche di cinema? Assolutamente sì, considerando che il racconto storico è un tema molto frequente della cinematografia cinese. Iniziamo parlando del primo imperatore, per come è presentato nella storiografia tradizionale cinese e per come ce lo presenta il grande regista Zhang Yimou nel suo capolavoro “Hero”!

Il primo imperatore


La storia della Cina è un lungo processo il cui inizio si perde nell’alba dei tempi, ma il primo uomo che riesce a unificare quell’immenso territorio che ancora oggi compone la Cina sotto un’unica dinastia è il primo grande imperatore, Qin Shi Huang. Nel 221 a.C. quell’insieme di stati in guerra tra di loro che per secoli si erano contesi in potere trova finalmente unità politica e amministrativa. Si tratta di una unificazione militare senza precedenti, resa pensabile da un impianto ideologico e filosofico severo e spietato: il legismo.

Il legismo

Se Confucio è considerato oggi il più grande filosofo cinese, ai suoi tempi non lo era affatto. Ci vollero alcuni secoli prima che la filosofia confuciana divenisse ideologia imperiale, e prima del confucianesimo la filosofia che riuscì meglio a rispondere alla domanda principale che tutti i potenti si ponevano fu il legismo.

La domanda era: come unificare l’intera Cina, ottenendo e mantenendo egemonia politica? Se per Confucio lo strumento principale per un sovrano doveva essere la moralità, per il legismo invece la legge, le pene e la burocrazia erano uno strumento migliore per governare. E l’esercito: rafforzare l’esercito per rafforzare lo stato!

Questa filosofia si affermò soprattutto nello stato di Qin, governato da Qin Shi Huang, colui che diventerà il primo imperatore! Uomo folle e tormentato: da un lato abbraccia l’autoritarismo e la severità del legismo, elaborando un codice legislativo molto severo e temuto e una amministrazione fortemente razionale, ma dall’altro lato è un uomo fortemente superstizioso. Terrorizzato dalla morte, si racconta che compie dei lunghissimi viaggi per tutto il territorio del suo impero alla ricerca dell’immortalità, e tra le pratiche che usa c’è anche la cosiddetta mitizzazione, che di fatto consiste nell’assumere ogni giorno delle piccole dosi di mercurio. Egli ritiene che in questo modo il corpo possa diventare immune ad ogni veleno, ma questa strategia non funzionerà per niente e Qin Shi Huang morirà piuttosto giovane, sfiancato anche dai continui viaggi che compie per le terre del suo impero.

Col torace gonfio come un falco e la voce di uno sciacallo, Qin Shi Huang è un uomo di scarsa misericordia, col cuore di un lupo

Sima Qian, primo storico cinese

L’esercito di terracotta

Ma la sua morte è un progetto al quale lui ha lavorato parecchio: quando muore, il piano di costruzione del suo imponente mausoleo è in lavorazione già da alcuni decenni. Molto famoso anche in occidente, se non altro perché è il luogo dove si colloca l’esercito di terracotta, questa meraviglia che è rimasta sepolta per millenni e solamente negli anni settanta del 1900 viene casualmente scoperta da dai contadini. Questa schiera di soldati di terracotta, di cui è stato recuperata solo una piccola (seppure imponente) frazione, accompagna da secoli il corpo di Qin Shi Huang, che ancora deve essere scoperto. Il recupero di questa meraviglia è reso difficile dal fatto che in quel luogo (nei pressi della città di Xi’an), la concentrazione di mercurio è più elevata del normale. Secondo gli antichi racconti (confermati dalle misurazioni) pare infatti che dopo la sua morte, per suo ordine, siano stati riversati dei fiumi di mercurio nel luogo della sua tomba!

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Anche se il ritratto che la storiografia tradizionale cinese fa di Qin Shi Huang non è clemente verso la sua crudeltà, egli è uno degli uomini che più anno inciso sull’immagine che la Cina ha ancora oggi: si deve a lui non solo l’esercito di terracotta, ma anche la grande muraglia (unione delle mura esterne degli stati che prima componevano la Cina), l’unificazione dei caratteri e della scrittura cinese. In un certo senso, Qin Shi Huang è l’uomo che ha inventato la Cina!

What matters is understanding the hows and whys of trends’ emergence and adoption. Because at the end of the day, trends have a lot to tell us about our cultural moment: what we love, what we hate, what we want to move toward. The closer we get to understanding those things, the closer we get to getting inside others’ heads — to empathizing with them. And, really, to understanding ourselves. 

Qin Shi Huang nel grande cinema cinese

Come poteva il cinema cinese non interrogarsi su una figura del genere? Uno dei film più famosi anche all’estero sulla figura del primo imperatore è “Hero”, capolavoro di Zhang Yimou del 2002.

Meraviglioso esempio del soft power cinese, ossia il tentativo di guadagnare credibilità all’estero mostrando le meraviglie della cultura tradizionale con opere d’arte di alto livello, Hero è un film di genere Wuxia (arti marziali) con una estetica così curata, una atmosfera così onirica e un intreccio complesso e labirintico, da risultare gradevole anche ai non appassionati del genere wuxia!


Il ritratto che Hero fa di Qin Shi Huang è quello di un uomo tormentato dal fatto di non essere compreso dai suoi contemporanei: il grande progetto di riunificazione della Cina, esistente solo nella sua mente all’epoca in cui è ambientato il film, scontenta i regnanti degli stati vicini. In un interminabile dialogo con un uomo che si rivela essere il suo assassino Qin Shi Huang esprime la sua delusione e il suo tormento, in una trama che viene in continuazione scritta e riscritta, così come scritta e riscritta in continuazione è anche la storia cinese stessa!
I colori usati da Zhang Yimou scandiscono una trama insolita, contribuendo alla dirompente estetica del film. Non è un film fedele alla storia, non parla delle crudeltà del primo imperatore, ma il risultato è così convincente che è facile perdonare la celebrazione della “eterna Cina” che Zhang Yimou non riesce a nascondere!

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